IL MEETUP REGGIO CINQUE STELLE SULL’INCONTRO PUBBLICO “DALLA CRISI ISTITUZIONALE AL GOVERNO CONTE: PROVIAMO A CAPIRNE DI PIU’ “
Giorno 7 Giugno alle ore 18.30, nell’auditorium parrocchiale della chiesa di S.Antonio, su invito delle associazioni ISFPS, Reggio non Tace, Libera, Patto Civico e Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali, si è tenuto un confronto pubblico sul tema
“DALLA CRISI ISTITUZIONALE AL GOVERNO CONTE: PROVIAMO A CAPIRNE DI PIU’”.
A condurre la riflessione sul tema il Prof. Antonino Spadaro Ordinario di Diritto Costituzionale Università degli Studi Mediterranea di RC.
Il Meetup Reggio 5 Stelle ha risposto all’invito presenziando con attivisti pentastellati tra cui due avvocati: Amilcare Mollica e Mimmo Ligato.
Sin dalle prime battute si è appalesato l’approccio parziale al tema proposto, indirizzando il dibattito secondo uno schema unilaterale, volto a paventare una nuova era fascista che coinvolgerebbe le forze legittimate a governare il Paese.
Gli attivisti si sono rammaricati per l’assenza della portavoce locale Federica Dieni, tuttavia, hanno ben difeso i principi del Movimento gli interventi degli attivisti avv.ti Amilcare Mollica e Mimmo Ligato, assieme a Pietro Denisi.
Il pensiero del Meetup, contrapposto all’indirizzo dell’oratore, si può sintetizzare nel principio: “La sovranità appartiene al popolo, anche quando non piace”
L’intervento dell’Avv.to Amilcare Mollica:
All’ affermazione secondo cui la nostra struttura politico - partitica sarebbe da riferirsi al 1948, data della nascita della Carta Costituzionale, sento la necessità di replicare che "L'Italia è da guardarsi sin dal 1861 - data della sua presunta unità - e dalle politiche che la hanno caratterizzata compreso il "connubio" come inventato da Cavour.
All'affermazione secondo cui dovremmo essere grati all'Europa per il Qe (secondo cui la BCE acquista titoli anche italiani) osservo che tale misura è transeunte e non strutturale e che anzi la BCE, privata, presta miliardi di euro alle banche (private) a tassi dello 0,75 e che poi tali banche acquistano titoli dello Stato al prezzo di spread cioè del 2,00 soggetto al rialzo secondo l'onda della speculazione cioè acquistano i nostri sacrifici imposti dai mercati con un ricavo assicurato e con un semplice clic on line.
A seguito delle affermazioni secondo cui l'atteggiamento di Di Maio nei confronti del Presidente Mattarella sarebbe da interpretare eversivo è opportuno replicare che si è verificato ciò che KafKa aveva descritto nello scritto "Avanti la Legge" ovvero che in quella metafora KafKa descriveva l'impossibilità di accedere al Potere per gli umili tant'è che il personaggio da lui descritto aveva richiesto più e più volte di farsi ascoltare avanti la casa del Potere e trascorsi gli anni morì davanti al portone senza che il suo desiderio venisse appagato.
Nel caso del M5S la questione è differente perché quell'individuo che aveva richiesto di entrare ha battuto il pugno di 11 milioni di individui e l'effetto è stato dirompente.
Nello specifico del No a Savona si interpreta male nel punto in cui si afferma che in altri casi i Presidenti hanno eccepito in ordine ad un singolo ministro.
Il Presidente Mattarella, affermando che non poteva accettare la composizione del Governo in presenza di Savona, ha detto No ad un Governo e non ad un singolo ministro, caso mai accaduto nei vari precedenti.
L’intervento dell’Avv. Mimmo Ligato:
In questa sede il professore Spadaro ha tenuto un’ampia relazione sulla crisi istituzionale provocata dallo scontro tra il Presidente della Repubblica e il M5S e la Lega, fornendo una lucida ma parziale e faziosa analisi di quanto è successo nei giorni cruciali, che hanno preceduto la formazione del Governo Conte.
In particolare, il Prof. Spadaro ha sostenuto che l’operato del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stato sostanzialmente conforme alle attribuzioni che la Costituzione gli riconosce ai sensi dell’art. 92 e che quindi il Capo dello Stato ha giustamente esercitato un potere di veto sul Prof. Paolo Savona, come ministro dell’Economia. Inoltre, il prof. Spataro ha sostenuto che Mattarella ha “spiegato”, attraverso il suo comunicato nella serata del 27 maggio scorso, i “motivi di natura costituzionale”, che lo hanno indotto a non accettare la proposta di nominare ministro dell’Economia il Prof. Paolo Savona.
A questo punto, a mio modesto avviso, il Prof. Spadaro cade in un grave errore sia di diritto che di fatto, allorché difende l’operato del Presidente della Repubblica e dà per scontato che l’art. 92 della Costituzione dia al Presidente della Repubblica il potere di opporsi alla nomina di un Ministro, non sulla base di giuste e legittime considerazioni di incompatibilità personale ( si pensi al caso di Previti, avvocato di Berlusconi, proposto a Ministro della Giustizia) ma sulla base delle« possibili idee politiche che potrebbe portare avanti» un candidato ministro.
Sotto il profilo giuridico, faccio mia la tesi del prof. Valerio Onida, Presidente emerito della Corte Costituzionale, il quale ha detto: «Non dare vita a un governo per la presenza di una persona e le possibili idee politiche che potrebbe portare avanti, mi sembra andare al di là di ciò che dice la Costituzione quando parla della formazione di governo […] Se Mattarella avesse avuto obiezioni in merito al programma di governo, avrebbe potuto farlo presente, rilevando aspetti di incostituzionalità. Ma non si è opposto per nulla al contratto di governo. Si è opposto solo a una persona, temendo che potesse mettere in pericolo la stabilità dei mercati finanziari, e la difesa dei risparmiatori».
Sotto il profilo fattuale, il Prof. Spadaro ha fatto il processo alle intenzioni allorché ha affermato che «le possibili idee politiche che potrebbe portare avanti» un candidato ministro non sono affatto irrilevanti sul piano giuridico-costituzionale. In questo senso «la stabilità dei mercati finanziari e la difesa dei risparmiatori» non sarebbero valori politici di parte, ma invece concetti costituzionalmente molto rilevanti. Per avvalorare questa tesi, il Prof. Spadaro elenca gli articoli della Costituzione che sarebbero stati violati qualora il prof. Savona fosse stato nominato Ministro dell’Economia: l’art. 47 (tutela del risparmio), gli artt. 11 e 117 1°c. (rispetto degli obblighi internazionali e dei vincoli comunitari), gli artt. 81 e 119 (equilibrio di bilancio e vincoli economico-finanziari derivanti dall’adesione all’UE). In particolare la difesa del risparmio è stata la principale argomentazione usata dal Presidente della Repubblica nel suo drammatico e inquietante comunicato della sera del 27 maggio, per giustificare la sua decisione di opporsi alla nomina del Prof. Savona al MEF.
Il fatto è però che questa ricostruzione degli eventi non risponde al vero, poiché non tiene in considerazione una circostanza molto importante e decisiva e cioè che nel pomeriggio della domenica decisiva per le sorti del governo, il Prof. Savona, attraverso un comunicato, si è espresso a favore di un’«Unione diversa, più forte ma più equa, che in prospettiva possa convergere verso un’unione politica”. Questa dichiarazione veniva chiaramente rilasciata per allentare la tensione con il Colle e mandare un messaggio tranquillizzante ai cosiddetti Mercati. Ma non è bastata! Si è costruito un pregiudizio su Savona e sull’antieuropeismo del Governo che andava a nascere, nonostante non ci fossero state dichiarazioni di uscita dell’Italia dall’Euro o addirittura dalla Unione Europea da parte del Premier incaricato o del Movimento Cinque Stelle o della Lega.
Alla luce di quanto sopra, la motivazione del veto del Presidente della Repubblica si è appalesata di natura ed origine politica, determinando un grave coinvolgimento diretto del Capo dello Stato in attività di indirizzo politico.
Citando ancora una volta il Prof. Onida: “Nel nostro sistema la formazione dei governi dipende essenzialmente dalla presenza o meno di una maggioranza in Parlamento. Il governo non è una dipendenza del Capo dello Stato, bensì una dipendenza del suo Parlamento"…. "Non dare vita a un governo per la presenza di una persona e le possibili idee politiche che potrebbe portare avanti - sentenzia Onida - mi sembra andare al di là di ciò che dice la Costituzione quando parla della formazione di governo". Un grave errore, per Onida, che rischia di consegnare la volontà popolare nelle mani dei creditori dello Stato. I quali così assumono "un potere immenso, che va al di là delle obbligazioni di un debitore. Un debitore non può diventare così politicamente asservito da accettare ingerenza sulla maggioranza. "
Infine, nella relazione del Prof. Spadaro si avverte una forte avversione verso il M5S, oltre che verso la Lega, allorché si ripete continuamente che la democrazia è in pericolo nel nostro Paese per la presenza di forze politiche populiste, sovraniste, xenofobe e anti-sistema.
Ebbene, il prof. Spadaro fa di ogni erba un fascio e confonde il Movimento 5 Stelle con la Lega che, pur essendo alleata di Governo per necessità, a causa di una legge elettorale manifestamente incostituzionale ed irrazionale (a proposito dove erano i costituzionalisti quando si è discussa questa legge in Parlamento?!), è una forza politica alternativa, con valori e ispirazioni politiche molto diverse. Per quanto riguarda il M5S, senza tema di smentita, di certo non può essere accusato di tendenze sovraniste, xenofobe o violente! Il Movimento anzi ha rappresentato un argine al malcontento popolare, che è molto diffuso nella società italiana ed in particolare nel meridione d’Italia, canalizzandolo nelle forme parlamentari ed evitando derive eversive. A questo proposito, dice bene il Prof. Spadaro allorché afferma che “c’è ormai una frattura amplissima fra una buona parte del mondo intellettuale e buona parte del popolo”, ma sbaglia allorché attribuisce la responsabilità di questa grave frattura e incomunicabilità tra popolo ed élites colte agli “agitatori di professione, talora ingenui e ignoranti……, dilettanti, avventurieri”. A questo punto, bisognerebbe fare autocritica e scendere dalla torre eburnea in cui si rifugiano gli intellettuali e capire che il popolo soffre e questa sofferenza non è stata ascoltata dai partiti finora al governo. E quindi, se da ora in poi ci sarà un Premier che si definisce populista perché ascolta il popolo e vuole essere in collegamento diretto con esso, senza mediazioni ideologiche dei partiti tradizionali, secondo me, costui merita un’apertura di credito, soprattutto dopo aver sperimentato le balle berlusconiane e quelle renziane! Sono d’accordo con il prof. Spadaro che continuamente ha ripetuto nel suo intervento “chi ha seminato vento raccoglie ora tempesta”, ma non sono pessimista come lui, perché credo che il nostro Paese abbia la forza e il coraggio di uscire da questa grave situazione di difficoltà in cui si trova, anche con l’aiuto e i consigli di intellettuali, come il prof. Spadaro, il quale ha voluto ribadire che la Costituzione è il luogo in cui sono espressi “le forme e i limiti” della sovranità popolare (art. 1 e 75 Cost.), e che questa non è mai assoluta. Sennonchè, è indispensabile che tutti gli attori politici accettino - come principale regola del gioco! - che prima di tutto deve essere rispettato l’articolo 1 della Costituzione che, al primo comma, afferma che la sovranità appartiene al popolo e che quindi il risultato delle elezioni deve essere sempre rispettato. Anche quando non piace.
L’intervento dell’attivista Pietro Denisi:
Ringrazio il prof Spadaro e le associazioni promotrici dell’evento, per questa occasione di dibatito.
Ringrazio il Prof Spadaro, di avermi fatto arrabbiare per ciò che ha detto nella sua relazione.
Mi hanno scosso certe sue affermazioni, sul Governo che si è insediato, chiamandolo populista e poco rispettoso della costituzione e del Presidente della repubblica.
Il mio pensiero personale, rispetto al momento storico che viviamo, da un paio di anni a questa parte, è la similitudinecol periodo 1975/78. E cioè, il periodo del brigatismo, fomentato da forze reazionare, che hanno impedito, manu militari, che il disegno dei due più illuminati statisti del ‘900: Berlinger e Moro, venisse realizzato.
Un disegno di unificazione nella pacificazione delle due forze, PCI e DC, protagonisti nel bene e nel male, della scena politica della seconda metà del secolo scorso, che volevano portare nel governo, cosiddetto di compromesso, il 35% del popolo italiano, fino a quel momento discriminato.
Se questo non è avvenuto, in questo scorcio di tempo che ha visto l’avanzata di una forza politica, partorita dalla mente di un comico illuminato come Grillo, è grazie alla capacità di stemperare la rabbia del popolo italiano, incanalandola nell’alveo della democrazia partecipativa.
Quanta rabbia e delusione, stemperata dalla satira intelligente che, parlando di cose molto serie, è riuscita a tenere tranquillo un popolo con 10 mln di poveri e tanta disoccupazione giovanile.
Questa Repubblica fondata sul lavoro, chi l’ha mai attuata? Chi si è battuto, in questi ulti trenta anni, per dare attuazioni ai punti più salienti del suo articolato?
La sovranità appartiene al popolo, nelle forme e nei modi stabiliti dalla costituzione.
Oggi, pero, si arriva a contestare la legittimità della maggioranza dei votanti, ad assumere il potere.
Come se le elezioni del 2013, dove un partito col 25%, riscosse un premio di maggioranza del 51%!
Il Prof Spadaro, aveva detto nella sua introduzione, di essere di parte, ma non fazioso. E’ riuscito bene nel fare tutte e due le cose. Anzi, è stato più fazioso che di parte.
Chi si è interessato del popolo calabrese? Nessuno mi viene da dire. Nel senso positivo si intende. In modo negativo, si sono interessati molti di coloro che dovevano difendere i nostri interessi e, invece ci hanno affossato.
Vedi il porto di Gioia T. Una potenziale fonte di sviluppo, per la sua posizione (al centro del Mediterraneo) e per il tipo di attività per la quale era nata sull’onda delle proteste degli anni ’70 e con i fondi dello Stato, come misure straordinarie. ( e si, perché l’ordinarietà, nella nostra terra, non c’è stata mai!).
Chi ha goduto di questa risorsa, sono stati i soli magnati (o magnoni), che con i nostri soldi fanno affari, scavando sochi, sempre più profondi tra Sud e Nord.
Non ci si è chiesto, perché il popolo ha depotenziato i ladri e i malfattori che ci hanno governato fin qui e li ha relegati all’angolo.
La ragione principale è stata la mancanza di ascolto, di un popolo che bussava alla porta delle istituzione e nessuno ha aperto. Oggi che la volontà del popolo è dentro il palazzo, espressa attraverso i propri portavoce, i cosiddetti moderati alla prof Spadaro, tirano fuori le unghie e i denti, per combattere e denigrare le forze scaturite dalle elezioni del 4 marzo.
Ben vengano queste occasioni di confronto, ci arricchiremo tutti, idealmente e politicamente.
Remare contro questo governo, vuol dire remare contro i bisogni del popolo. Non ci si rende conto che l’aria è cambiata, soprattutto al Sud.
Molti sono stati gli interventi soprattutto da parte delle associazioni presenti che hanno esternato i loro timori per un neo Ministro dell’Interno che ha dichiarato guerra ai clandestini.
Al termine degli interventi il Prof. Spadaro ha manifestato la volontà di partecipare ad ulteriori incontri utili ad un confronto costruttivo. Ha quindi replicato brevemente sugli interventi del pubblico senza però dare facoltà di risposta, chiudendo così il dibattito.
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